In attesa dell’approvazione dell’emendamento, decine di migliaia di amministratori condominiali iscritti alla gestione Inps potrebbero transitare alla Cassa dei Ragionieri.
In attesa che l’emendamento presentato al disegno di legge di Bilancio 2020 (Ddl As 1586) venga approvato – ora si trova al vaglio in Senato – questo prevedrebbe che chi svolga abitualmente (anche non in forma esclusiva) l’attività di amministratore di condominio in base alla legge 4/2013 (la norma dedicata alla professioni non ordinistiche) dovrà transitare alla Cassa dei ragionieri, alla quale spetterebbe coordinamento della struttura della contribuzione con quella della forma previdenziale di appartenenza, cioè l’Inps.
Chi svolge questa attività è iscritto all’Inps, sia come gestione separata che (quando esercitano in forma societaria) alla gestione commercianti. Dal giugno del 2013, comunque, per esercitare l’attività occorre aver svolto la formazione iniziale (8o ore o un’adeguata esperienza pregressa) e quella annuale di 15 ore e possedere i requisiti soggettivi e oggettivi di onorabilità di cui all’articolo 71 bis delle disposizioni di attuazioni del Codice civile, come del resto è previsto nell’emendamento.
Attualmente la Cassa ragionieri prevede un contributo soggettivo dal 15% al 25% del reddito, con un minimo “standard” di circa 4.400 euro considerando anche il contributo integrativo e quello soggettivo supplementare, mentre la gestione separata Inps chiede ai liberi professionisti il 25,72%e un minimale di poco meno 4.100 euro.
Sembrerebbe dunque che la contribuzione resterà più o meno uguale, tuttavia bisognerebbe chiedersi quanto convenga agli amministratori questo passaggio alla Cassa dei ragionieri, dove il saldo entrate-uscite è positivo ma il numero di iscritti dal 2007 al 2018 è calato del 10 per cento.
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Novembre 18, 2024