30 Maggio2025

Unobravo MINDex: per l’81% degli italiani, il disagio psicologico è indice di fragilità caratteriale

Unobravo

Unobravo MINDex – Il Barometro del Benessere Mentale degli Italiani, è un’indagine approfondita su percezioni, aspettative e sfide legate al benessere mentale. Lo studio ha coinvolto sia il pubblico che i professionisti clinici esplorando tre aree: la percezione della salute mentale nella società e nel discorso pubblico; esperienze, ostacoli e il ruolo della terapia psicologica; e la cura della mente nei luoghi di lavoro

“Investire nella salute mentale significa investire nel potenziale delle persone e della società. Anche se spesso non ce ne rendiamo conto, tutto è psicologia: le relazioni e come le viviamo, le emozioni che proviamo, ciò che abbiamo dentro di noi che ci ostacola o facilita nel raggiungimento dei nostri obiettivi personali. Prendersi cura della propria salute mentale può essere una rivoluzione positiva, e troppe persone ancora si tengono a distanza. La nostra indagine MINDex mette in luce come ci sia ancora molta strada da fare per rompere il pregiudizio rispetto al benessere psicologico, a partire dalla consapevolezza di sé e del proprio stato emotivo, per guardare alla terapia psicologica come un gesto quotidiano, accessibile e naturale”, ha commentato Danila De Stefano, CEO e Fondatrice di Unobravo.

Il dato che emerge con maggiore forza è che, per l’81% degli italiani, il disagio psicologico è ancora visto come un indice di fragilità caratteriale. A riscrivere la narrazione, le generazioni più giovani: ben il 43% dei rispondenti nella fascia 18-29 anni crede che sia in corso una trasformazione positiva nel modo in cui si guarda alla salute mentale.

A livello generazionale, la situazione è ancora più accentuata tra i 18 e i 29 anni: ben il 38% afferma di aver dovuto nascondere il proprio disagio emotivo, tra questi, il 20% lo fa quotidianamente. Per quanto riguarda gli over 40, il 36% dichiara invece di non fingere mai o quasi mai. Questo fenomeno evidenzia la persistente difficoltà, nella nostra società, di normalizzare la vulnerabilità emotiva come componente legittima dell’esperienza umana.

Del resto, questa “maschera” è spesso indossata per difendersi da commenti stereotipati: più di 4 italiani su 10 hanno dichiarato di aver sentito o pronunciato la seguente frase: “Tutti hanno dei problemi, affrontali”. Le donne riportano più spesso degli uomini di sentirsi rivolgere questa espressione (48% vs. 38% degli uomini). Anche tra i più giovani, un gruppo consistente racconta di essere stato liquidato con espressioni come “stai solo esagerando” (39%).

La maggior parte del campione (82%) si considera del tutto o almeno in parte consapevole del proprio stato emotivo e del conseguente impatto sulla vita quotidiana, con una leggera prevalenza tra gli over 40 (84%) rispetto ai gruppi più giovani. Questo però contrasta col parere degli psicologi, il 90% dei quali dichiara che solo in poche occasioni i pazienti comprendono il proprio disagio emotivo.

Gli uomini percepiscono il proprio benessere mentale in modo significativamente più positivo (68% buono/molto buono) rispetto alle donne (54%), le quali riportano più frequentemente un peggioramento nell’ultimo anno (22% contro il 15% degli uomini). Inoltre, sempre le donne si prendono meno cura della propria salute mentale rispetto agli uomini, con il 21% che tende a dare priorità agli altri (contro il 12% degli uomini).

Oltre il 90% degli italiani ha vissuto almeno una difficoltà che ritiene abbia influenzato il proprio status psicologico, tra cui spiccano lo stress lavorativo (35%), le preoccupazioni economiche o abitative (29%) e i timori legati alla salute (27%). Giovani (18-29 anni) e donne sono più inclini a sperimentare ansia sociale o bassa autostima (31% dei giovani, 30% delle donne), solitudine (25% dei giovani), oltre a sentirsi bloccati, insoddisfatti e privi di uno scopo (32% dei giovani, 28% delle donne). Tra gli uomini emergono più frequentemente stress legato al lavoro (37%) e problemi di dipendenza (11%).

Infine, le relazioni personali sono l’ambito più colpito da una salute mentale inadeguata (46%), seguite dalla crescita personale e dall’autostima (40%), dalla salute fisica e dal benessere (38%) e dal lavoro e carriera (37%). Quattro giovani su dieci (40%) sentono che le proprie emozioni e stato psicologico impediscono quasi sempre o spesso di vivere appieno determinate situazioni o opportunità. Dal punto di vista delle tematiche sociali che destano preoccupazione, al primo posto si colloca la lotta quotidiana per l’uguaglianza di genere, indicata dal 45% degli intervistati. Seguono le sfide economiche e finanziarie, comprese le tensioni legate alla guerra commerciale (42%), mentre al terzo posto si trovano i timori legati alla violenza e alla sicurezza pubblica (37%) – quest’ultima al primo posto per genitori o caregivers di minorenni.

La terapia si sta sempre più affermando come uno strumento imprescindibile per il benessere mentale e la crescita personale per il 42% degli intervistati, in particolare tra le generazioni più giovani (46%) e tra le donne (48%). Solo una minoranza continua ad associarla esclusivamente a situazioni di crisi o emergenza (13%), mentre il 6% dichiara di non credere nella terapia.

Sul tema dell’impatto dell’Intelligenza Artificiale sul settore, i giovani non la temono e anzi, la vedono come un’alleata del proprio benessere psicologico. Il 52% degli intervistati di età compresa tra i 18 e i 29 anni ritiene che l’IA avrà un impatto positivo sul miglioramento dell’assistenza alla salute mentale.

Il costo resta tuttavia la barriera principale: il 57% afferma che sarebbe proprio questo a ostacolare l’inizio di un percorso psicologico.

La salute mentale continua a non essere adeguatamente valorizzata in azienda, con solo un terzo dei lavoratori (33%) che ritiene che la propria organizzazione promuova un ambiente psicologicamente sano. Quattro lavoratori su dieci (42%) riportano che il loro datore di lavoro non offre attualmente alcun benefit o supporto specifico per la salute mentale dei dipendenti.

Sebbene la maggioranza (56%) si senta libera di esprimere emozioni e difficoltà sul lavoro, il 32% si trattiene per paura di sembrare debole o poco professionale e il 12% si sente costretto a “indossare una maschera”. I lavoratori tra i 30 e i 39 anni sono i più colpiti da stress e burnout: il 65% di loro ha preso in considerazione l’idea di lasciare il lavoro o lo ha già fatto. È più comune mentire per motivi di salute mentale quando si prende un giorno di assenza (38%) che dichiarare la vera ragione (29%).

La terapia online ha rappresentato una vera svolta: per oltre il 71% degli specialisti ha contribuito in modo significativo ad ampliare l’accesso e normalizzare la richiesta di supporto. Anche a cinque anni dalla pandemia, la domanda rimane alta ed è in crescita, segno che il bisogno di salute mentale non è un’emergenza passeggera, ma una componente strutturale del nostro benessere”, sottolinea Valeria Fiorenza Perris, Direttore Clinico di Unobravo.

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