Il welfare come motore del cambiamento. Ogni crisi nasconde un’opportunità: una delle chiavi che ci permetterà questo, sarà sicuramente il welfare, purché tutti abbiano la capacità di cogliere il cambiamento. Il contributo di David Trotti, Presidente AIDP Lazio (Associazione Italiana per la Direzione del Personale, Lazio).
Siamo in un momento di profonda crisi legata proprio alla mancanza del welfare, inteso nella sua accezione etimologica (welfare [dalla locuzione verbale (to) fare well «passarsela bene, andare bene»], usato in italiano al maschile – Espressione equivalente all’ital. benessere, nota soprattutto nelle due locuzioni che seguono, e talora come forma abbreviata dell’una o dell’altra. (da vocabolario Treccani). Questa mancanza si sente, oggi ai tempi della Covid-19, ancor più dal punto di vista economico e della vita lavorativa, e ci costringe a pensare al suo senso e al significato che esso assume, quando le risorse sono scarse l’uomo per sua caratteristica cerca di trovare modi nuovi per averle. Bisognerà pensare con occhi nuovi alle cose vecchie, o ancor meglio, dovremmo cercare tra le cose che stanno accadendo, le prospettive embrionali per questa rinnovata visione. Credo che queste possano essere trovate in due fatti.
Il primo: il percorso che stiamo vivendo nel delegare alle aziende parte del passaggio tra welfare state e welfare mix. Alle aziende, anche attraverso la contrattazione collettiva viene demandata la possibilità di integrare il benessere dei lavoratori sia durante che dopo la vita lavorativa, pensiamo alle polizze Long Term Care inserite nei piani di welfare che cercano di sostenere il lavoratore non autosufficiente anche dopo la fine dell’attività lavorativa.
Il secondo: la delega che lo Stato ha dato nel gestire alcune attività strategiche dal punto di vista previdenziale. Oggi l’Inps può dare le pensioni in tempi strettissimi, perché le aziende tutti i mesi, con il flusso Uniemens, caricano negli archivi dell’Istituto i dati previdenziali (in aggiunta a quelli contributivi) dei lavoratori. Oggi con la crisi del benessere che viviamo siamo chiamati ad utilizzare come chiave di sviluppo e di visione futura questi due elementi.
Quale può essere il loro apporto?
Io credo che si debba cominciare a far diventare il welfare centrale nel rapporto di lavoro dipendente, caratterizzato oggi dal sinallagma, cioè lo scambio di lavoro a fronte di retribuzione. Credo che quello che oggi chiamiamo welfare debba diventare parte di questo sinallagma, allo stesso modo con cui la formazione fa parte dell’apprendistato. Il welfare deve passare da elemento accessorio ad elemento portante, strutturale. Il lavoratore in futuro DOVRA’ ricevere oltre la retribuzione necessaria e sufficiente, il welfare sotto forma di assistenza sanitaria, previdenza complementare, servizi per la propria famiglia e le persone anziane vicine a sé, e via dicendo. Mantenendo questo “benessere” anche una volta finito il lavoro. Il legislatore dovrà prendere atto che questa dinamica comporta una decontribuzione e una defiscalizzazione totale, e non solo di nicchia come è oggi l’art. 100 del Testo unico delle imposte sui redditi (Tuir), perché le aziende supportano e, mi si permetta, forse sostituiscono i servizi del welfare state. Lo Stato per tutto quello che sono beni e servizi di utilità sociale e che tutelano salute, futuro, previdenza, etc. deve riconoscerne il valore di tutela e non di arricchimento, pensandoli come controvalore sociale e non come sostitutivo della retribuzione.
Un esempio importante che oggi ci potrebbe aiutare a capire verso quale futuro andiamo, è quello dei dirigenti e delle forme di welfare che essi hanno. La Covid-19 ci ha forse aiutato a capire (in questo il significato di opportunità della crisi) che il “benessere”, il welfare, è importante quanto il denaro. Questa consapevolezza ci deve convincere a renderlo parte essenziale nelle prestazioni del rapporto di lavoro. Questa la sfida che attende la contrattazione collettiva del futuro, rivedere i Ccnl: in modo che essi oltre a dare retribuzione si occupino e diano welfare. Si debbono occupare del futuro, dei nostri familiari e della difficoltà, non solo del presente. La scommessa è tutta qui. Possiamo vincerla o perderla, dipende esclusivamente dalla nostra capacità di visione.
David Trotti
Presidente Aidp Lazio
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Novembre 18, 2024