Previdenza

05 Aprile 2019

Previdenza e finanza: i fondi hanno un problema di comunicazione

welfare aziendale

Previdenza e finanza: i fondi, un libro e un problema di comunicazione. Presentato il libro “Finanza e previdenza: i fondi pensione e la sfida dei mercati”, curato da Mauro Marè e Riccardo Cesari, edito da Il Mulino.

Se si dice che è un problema di comunicazione, sembra di chiedere budget a chi non riesce a comunicare adeguatamente. Eppure che ci sia un problema di comunicazione nello sviluppo dei fondi pensione complementare è evidente. Se lo è chiesto il presidente Enpam (e di Adepp), Alberto Oliveti durante la presentazione del libro “Finanza e previdenza: i fondi pensione e la sfida dei mercati” (curato da Mauro Marè e Riccardo Cesari, edito da Il Mulino), in particolare: “Con i Millennials ci facciamo capire?”. C’è un problema di educazione finanziaria, di cultura previdenziale, di fiducia complessiva nel futuro, ma tutto questo si traduce in sottoscrizioni o mancate sottoscrizioni dei fondi. Se solo il 38% dei lavoratori dipendenti italiani ha sottoscritto un fondo di previdenza complementare (non più del 5% tra i lavoratori del pubblico impiego), vorrà dire che i fondi non sanno parlare alle platee di mancati sottoscrittori.
Negli ultimi anni “i Pip, i piani di risparmio individuali gestiti dalle compagnie di assicurazione – ne esiste adesso un numero alquanto elevato che gestisce risorse per oltre 26 miliardi di euro (…) sono l’unico comparto che negli ultimi tre anni ha mostrato una crescita marcata degli iscritti che hanno superato gli aderenti ai fondi negoziali”. Lo ricordano Marè e Cesari nella loro introduzione, al punto che al dibattito svoltosi alla Luiss (lo scorso 26 marzo, con tra gli altri Bianca Maria Farina, Ferruccio de Bortoli, gli autori) Maurizio Sacconi, ex ministro del Lavoro, ha lanciato una provocazione: “Gli attori dei fondi negoziali devono dotarsi di promotori come quelli dei Pip”. Ancora una volta una questione di comunicazione che diventa marketing.
Certo, all’orizzonte, come scrivono nel loro volume Cesari e Marè c’è il problema di armonizzare il sistema della previdenza complementare con le dinamiche del mondo della finanza globale. Ma perché questo accada occorrono le risorse, quindi le sottoscrizioni. “Alcune asset class, anche se fanno parte già da tempo dell’universo investibile dei fondi pensione, per ragioni ormai ampiamente note e dibattute, non sono state di fatto quasi mai utilizzate: in primis, l’investimento in private equity e quello in fondi immobiliari”: insomma ci sono nuove prospettive di crescita, nuove opportunità da cogliere – e per questo il libro di Maré e Cesari è una guida sicura e preziosa – ma serve una svolta decisiva nella raccolta di risorse.

Secondo pilastro obbligatorio? Una nuova sfida assicurativa e mutualistica? Ma soprattutto si deve vincere una sfida informativa che dovrà segnare il futuro a breve e a lunga scadenza.

Marco Barbieri

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