Adepp e Inapp proseguono il confronto tecnico e politico avviato un anno fa con la Commissione europea, il Governo e gli stakeholder di settore.
Al centro del dibattito – avvenuto oggi durante l’evento di cui pubblichiamo il comunicato stampa conclusivo – ci sono gli ultimi sviluppi in campo economico e sociale e, per quanto ci riguarda direttamente, i possibili riflessi sul mondo delle professioni e delle Casse di previdenza dei professionisti.
MACROTENDENZE
Il mondo del lavoro sta cambiando con una progressione accelerata dovuta a diverse macrotendenze: la globalizzazione, la digitalizzazione e la robotizzazione, il cambiamento demografico. Queste sono le principali evidenze dal Rapporto Esde 2018. Siamo in un periodo di grandi trasformazioni a livello sociale ed economico, non solo nel Vecchio Continente. A metterlo in evidenza sono i più recenti rapporti delle organizzazioni e istituzioni internazionali che erano peraltro presenti alla Conferenza europea promossa da AdEPP con i suoi partner tedeschi di ABV, che si è tenuta presso il Comitato delle Regioni a Bruxelles nel giugno scorso.
PROIEZIONI ESDE
Secondo le proiezioni del Rapporto Esde entro il 2060 la popolazione in età da lavoro (20-64 anni) diminuirà del 13%, con una decrescita media annuale dello 0,3% mentre il numero degli over 65 aumenterà in media dell’1% l’anno. Gli stessi sistemi di welfare, che hanno il compito fondamentale di garantire l’equità tra le generazioni, potrebbero aver bisogno di progressivi aggiustamenti per garantire l’equità nel tempo.
INVECCHIAMENTO DELLA POPOLAZIONE
Il Rapporto sull’invecchiamento 2018 con le proiezioni economiche e finanziarie 2016-2250 (Ageing Report 2018), ci dice che nei prossimi 50 anni il nostro continente sarà interessato da un invecchiamento progressivo che inciderà fortemente sui costi fiscali legati a pensioni, assistenza sanitaria e cure di lungo periodo. Secondo il Rapporto (che utilizza le proiezioni Eurostat più recenti) l’Italia perderà quasi 6 milioni di abitanti nel periodo (da 60,8 milioni a 54,9 milioni).
LIBERI PROFESSIONISTI
I liberi professionisti rappresentano una delle principali categorie di lavoratori in Europa (oltre 11 milioni di posti di lavoro e più di 500 miliardi di fatturato, per un contributo al Pil dell’Unione pari a circa il 9%). In Italia, secondo l’Istituto nazionale di statistica, i liberi professionisti rappresentano il 6% dei lavoratori.
DATI ADEPP
Dal Rapporto AdEPP 2018 vediamo come gli iscritti degli Enti di previdenza associati nel 2017 sono 1,6 milioni (in crescita del 24% rispetto al 2005), con entrate contributive aumentate dell’81% nel periodo (sono pari a 9.8 mld di euro nel 2017). Diminuiscono i giovani sul totale degli iscritti anche se aumentano le professioniste (ormai prossime alla parità numerica con i colleghi). L’età media passa da 44 anni del 2005 a quasi 50 anni (47,7) nel 2017.Tra gli iscritti le donne e i giovani presentano redditi meno elevati: per le prime il 38% in meno rispetto ai colleghi uomini, per i giovani al di sotto dei 40 anni il reddito medio si aggira intorno ai 20.500 euro l’anno. In generale il reddito dei professionisti è diminuito del 3% circa in dieci anni. Il loro potere di acquisto è sceso del 19,3%.
WELFARE PRO-LAVORATIVO
Sostenere il lavoro dei liberi professionisti, uomini e donne, giovani e anziani, è prioritario per gli Enti previdenziali perché vuol dire garantire una previdenza sostenibile e l’adeguatezza dei regimi. Sostenibilità e adeguatezza dei sistemi pensionistici sono strettamente collegate alla misura in cui si integrano contributi, imposte e risparmio fatti dalle persone occupate. Le Casse di previdenza dei professionisti da buoni gestori del futuro pensionistico degli iscritti devono pensare al futuro. Soprattutto se questo futuro arriva prima, velocemente e con cambiamenti radicali. Regolamentare l’esercizio della professione in modo rigoroso è indispensabile per qualificare chi può agire in nome dell’interesse pubblico. Tuttavia al criterio legale che definisce le professioni riservate bisogna aggiungere dei criteri che individuano particolari settori economici, al fine di intercettare le nuove pratiche di esercizio delle professioni con tutte le trasformazioni in atto. E questo non solo per estendere la platea dei potenziali contribuenti ma anche dall’altra per inserire in un sistema solidale chi non ha ancora una protezione perché fuori dai meccanismi produttivi conformati a regole vecchie.
IL CAMBIAMENTO
L’utilizzo dell’intelligenza artificiale potrà riguardare prevalentemente la consulenza di base che potrà essere sostituita dalle nuove tecnologie, ma va vista anche come amplificatore di relazioni, conoscenze e competenze. Difficilmente potrà sostituire tutte le attività umane, soprattutto quelle dove è importante il rapporto di fiducia, il rapporto umano. Nasce però l’esigenza di governarne la sua capacità di auto-apprendimento, perché il deep learning potrebbe portare a delle evoluzioni che non possiamo oggi prevedere e quindi è bene governarlo. Dobbiamo essere consapevoli che esistono delle relazioni tra demografia e innovazione tecnologica. Una forza lavoro meno giovane ha una minore propensione all’innovazione e al rischio, e questo rende i lavoratori vulnerabili rispetto a una competizione internazionale oppure maggiormente sostituibili dalle macchine. Se avremo meno giovani o persone più anziane il capitale e l’innovazione creeranno soluzioni che economizzano il lavoro (labour saving). D’altra parte senza innovazione non c’è occupazione.
COME AFFRONTARE LE SFIDE
È necessario accompagnare i settori professionali verso nuove forme e modi di svolgere l’attività. Per i professionisti della conoscenza e delle competenze intellettuali le parole chiave per affrontare le sfide del futuro e dell’innovazione continua saranno: aggiornamento continuo (lifelong learning, Lll), alta qualificazione, flessibilità, tempestività nelle scelte, aggregazioni multidisciplinari e un respiro internazionale. Questo serve per essere più competitivi, ma come si classificheranno dal punto economico, contributivo e giuridico questi nuovi modelli? Nelle conclusioni della Conferenza europea di giugno scorso le Casse italiane e tedesche hanno ribadito come esista oggi un rischio demografico, ma anche un rischio specifico del mercato del lavoro. Intanto però l’Unione europea nei documenti ufficiali, come le Raccomandazioni specifiche per i Paesi, continua a occuparsi delle libere professioni solo in termini di liberalizzazioni. È dunque necessario considerare anche tutte le implicazioni economiche e contributive dei possibili nuovi modelli dell’esercizio della professione.
SOSTENIBILITÀ DELLE PENSIONI
Le sfide della previdenza non si possono affrontare solo con le riforme previdenziali, come dimostra l’esperienza delle Casse di previdenza dei professionisti. Negli ultimi anni le Casse hanno adeguato le regole della previdenza alle nuove tendenze demografiche ed economiche. Al contempo però hanno attivato sistemi di welfare integrativo a sostegno dei propri iscritti durante la vita lavorativa. Si sono messe a punto iniziative che consentono alle Casse di intervenire su richiesta del professionista per colmare i deficit formativi e di aggiornamento a sostegno delle transizioni professionali, integrare l’assicurazione sanitaria, ampliare l’attività a nuovi settori e ridurre gli effetti di eventi critici che incidono sulla capacità reddituale del singolo (problemi di salute, non autosufficienza, mobilità, maternità, paternità, crisi, cambiamenti normativi e tecnologici). Secondo gli Enti previdenziali, il pilastro sociale dovrà occuparsi sempre più anche di portabilità, totalizzazione dei contributi, sostegno alle start up e all’autoimpiego anche per i professionisti. In Italia lo stiamo facendo come Casse, come corpi intermedi, ma non è sempre possibile.
La sfida quindi è: come disciplinare questo settore tra libero mercato e garanzia di qualità in un mondo che sta cambiando. Per questa ragione le Casse hanno chiesto un rapporto d’iniziativa del Parlamento europeo che avvii un approfondimento serio sulle libere professioni oggi, per intervenire sui cambiamenti in atto e anticipare quelli futuri.
COSA CHIEDIAMO ALLA POLITICA
Tra le richieste che abbiamo portato in Europa, ma che rivolgiamo anche al Governo nazionale: una minore tassazione sui rendimenti, meno ostacoli per svolgere la libera professione, maggiore attenzione alla qualità dell’attività professionale, ai settori delle libere professioni, al welfare del lavoro autonomo e alla competitività e innovazione delle libere professioni.
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Novembre 18, 2024