Benessere psicologico: l’80% dei bambini e degli adolescenti in Italia non ha accesso al servizio pubblico e per la neuropsichiatria infantile le liste d’attesa vanno dai 2 ai 3 anni
Continuiamo a parlare della necessità di fornire supporto al benessere psicologico per migliaia di persone e famiglie, approfondendo nello specifico la situazione dei tanti bambini e bambine, ragazzi e ragazze.
“Per quanto riguarda il supporto psicologico, i dati in Italia dicono che l’80% dei bambini e degli adolescenti non ha accesso al servizio sanitario pubblico, significa che devono necessariamente pagare le terapie. Nella città di Milano, per esempio, per la neuropsichiatria infantile ci sono liste d’attesa che vanno dai 2 ai 3 anni. Dal punto di vista della salute mentale, il Sistema Sanitario Nazionale attualmente viola i tre principi fondamentali di universalità, eguaglianza ed equità di accesso: è un sistema dove solo per un criterio di censo e non di diritto si accede al supporto psicologico pubblico poiché una seduta media costa circa 80 euro e nei Distretti di Salute Mentale solo il 6% del personale è costituito da psicologi. Molte persone, anche a causa dell’attuale inflazione, infatti smettono di fare terapia perché non possono permettersela” ha dichiarato Damiano Rizzi, psicologo e Presidente della Fondazione Soleterre in occasione della lezione aperta Tra destino e salvezza. Dialogo con Daniele Mencarelli tenutasi all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano con interventi del poeta e scrittore Daniele Mencarelli, Camillo Regalia, direttore del Centro di Ateneo Studi e Ricerche sulla Famiglia (Università Cattolica), Emanuela Confalonieri, Professore ordinario di Psicologia dello sviluppo e dell’educazione (Università Cattolica) e Damiano Rizzi.
Anche sulle pagine de Il benessere psicologico, titolo dell’epub scritto da Marco Barbieri e Lucia Medri ed edito da Edizioni dEste, disponibile sulle principali piattaforme (da Amazon a Ibs), si parlava, grazie alla testimonianza di Maura Manca, psicologa clinica, psicoterapeuta e Presidente dell’Osservatorio Nazionale Adolescenza, di come “la famiglia sia un insieme di persone che si contagiano a vicenda: se c’è difficoltà a comunicare, se c’è malessere, conflittualità o troppa staticità al suo interno – aspetto spesso poco considerato, ma che può portare a una routine inerziale privandoci di emozioni che alimentano il benessere della vita familiare – si vive un disagio psichico”. E ha aggiunto: “è ancora radicata l’idea che ce la si può fare da soli, o che parlando con un amico si possano ricevere consigli utili a migliorare la situazione. Potrebbe essere anche così, perché è vero che possiamo fare tante cose da soli, ma se continuiamo a passare le nostre giornate sotto sforzo, facendo vari tentativi, magari fallimentari, il rischio è quello di aggravare la situazione, appesantendola ulteriormente e amplificando la sensazione di stanchezza, di irascibilità e tutto quello che ci si porta dietro da tempo. Lo psicologo può aiutare proprio nella gestione del quotidiano, nell’economia psichica, nell’organizzazione e nella flessibilità e nella gestione dell’incertezza. Perché se riusciamo a usare le parole giuste, a compiere le azioni giuste, riusciamo anche a cambiare la nostra neurochimica cerebrale, dando beneficio e una migliore qualità alla relazione. Nei ragazzi, questo aspetto, si concretizza nella difficoltà a progettare il futuro”.
Tornando alla lezione aperta tenutasi a Milano, il tema dell’accesso al supporto psicologico è stato ripreso anche da Mencarelli che nel suo ultimo libro Fame d’aria (Mondadori) parla dello spettro dell’autismo infantile (leggi l’articolo dedicato alla Fondazione Mente): “A tutti quelli che parlano di certe malattie dei propri figli, mi piacerebbe chiedergli quanto guadagnano al mese, quante persone li aiutano, quanto tempo passano veramente con i figli. La verità è che esistono ancora i ricchi e i morti di fame, e se sei un morto di fame e ti ritrovi a combattere non ti aiuta nessuno, non interessi a nessuno”.
Mencarelli ha infine spostato il tema sulle relazioni famigliari: “è preoccupante l’apatia dei ragazzi che, per non fare male ai loro genitori, rimangono in silenzio. Ma credo debbano invece reclamare il diritto di essere inquieti perché posticipare le crisi esistenziali tipiche dell’adolescenza significa viverle da adulti e trovarsi in grandissima difficoltà”.
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Novembre 18, 2024