Giugno 1997, 25 anni fa, veniva approvato il Codice Deontologico, predisposto dal Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi, che dalla sua entrata in vigore costituisce la guida operativa alla quale gli iscritti devono riferirsi ai fini di un corretto esercizio della professione.
A 25 anni esatti dalla nascita del codice deontologico degli psicologi, il Cnop ha organizzato una Conferenza a Palazzo Falletti a Roma per discutere sullo stato dell’arte e riflettere sull’etica e la deontologia negli ambiti della professione, in un momento storico particolarmente delicato e denso di cambiamenti che rendono necessario rivedere e reinterpretare i contesti culturali e psicologici, sia individuali che collettivi.
In un messaggio alla Conferenza, il ministro della Salute, Roberto Speranza, ci ha tenuto a ribadire che “non può esserci salute senza salute mentale, oggi più che mai”, per questo “la valorizzazione del ruolo degli psicologi assume un’assoluta centralità nell’ambito delle politiche sanitarie del nostro Paese”.
Secondo il presidente degli psicologi Italiani, David Lazzari, “25 anni dopo sono cresciute le scienze psicologiche e le evidenze sul ruolo della dimensione psicologica. E’ cresciuta anche la comunità professionale, sia sul piano numerico, passando da 30 mila a 125 mila psicologi, sia nell’articolazione nei diversi campi operativi. C’è stato un cambiamento importante, dettato dai nuovi bisogni dei cittadini, ma anche culturale, a partire ad esempio dall’idea stessa di salute e del welfare. In tutto questo, la psicologia è cresciuta sempre di più, le scienze psicologiche hanno incrementato la loro rilevanza”.
“La psicologia fornisce chiavi interpretative per capire i problemi del presente e del futuro – ha continuato il presidente del Cnop -, per leggere i diversi aspetti della vita sociale, aiutando la società nel suo insieme e le singole persone ad affrontare criticità e sfide. Purtroppo è evidente come a questo ruolo non corrisponda ancora un analogo rilievo della professione: esiste un rilevante gap tra appeal, diffusione e utilizzo sociale della psicologia. Una situazione che penalizza non tanto e non solo la professione, ma la società nel suo complesso. Serve oggi più cha mai una adeguata diffusione delle conoscenze psicologiche. La pandemia non ha fatto altro che amplificare queste esigenze già pre-esistenti e l’Ordine ha colto questa situazione per avviare un’azione articolata di sensibilizzazione e proposta, per mettere in campo risposte adeguate. La psicologia va vista come risorsa pubblica e sociale per promuovere l’utilizzo adeguato delle competenze. Il cittadino è portatore di diritti psicologici legati allo sviluppo del capitale umano individuale e collettivo dunque la tutela del benessere psicologico è elemento di interesse generale della comunità”.
Secondo Lazzari, infine, “la professione deve dare il proprio contributo per lo sviluppo sostenibile alla definizione delle linee per la società post-pandemia. Proprio per questo, l’Ordine intende dotarsi di una Carta dei Valori che sia alla base dell’agire della professione, aperta al confronto costruttivo e alla condivisione con le altre professioni, a cominciare da quelle della salute”. “In questa ottica – ha concluso – va riletto il Codice Deontologico per verificarne l’adeguatezza al nuovo ruolo della professione ed eventualmente revisionarlo nell’ambito di un percorso partecipato e condiviso”.
Ai lavori, organizzati dal Cnop insieme alla Commissione “Deontologia e Osservatorio Permanente del Codice Deontologico” coordinata dalla dott.ssa Alessandra Ruberto, hanno preso parte tra gli altri, la presidente della Commissione Igiene e Sanità del Senato, Annamaria Parente, il presidente Professioni Italiane, Armando Zambrano, e diversi esponenti del mondo delle Istituzioni, dell’Università, della medicina e della psicologia, tra cui il teologo e filosofo Vito Mancuso e il costituzionalista Alfonso Celotto.
Ludovica Urbani
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Novembre 18, 2024